Quel giaccone rosso nero a quadrettoni




Faceva freddo la sera del 27 novembre del 77. Dovevano esserci 6 gradi, non di più. All'epoca, sia pur laicamente, si festeggiava in casa San Massimo in quanto quella data - mi han sempre detto - corrispondeva al mio onomastico, e mamma - ricordo - mi faceva trovare sempre la crema anche perché l'onomastico cadeva pure di domenica. Alle 16,30 ero tornato dal Tempio del Calcio, da quel Della Vittoria dove si respirava iodio spinto dal maestrale misto al puzzo di piscio e cemento grondante, invece, dai pilastri delle gradinate buie, anticamera degli spalti luminosi da dove si potevan vedere le tenere gesta di Florio Scarrone e Manzin che deliziavano le mie pupille insieme a quelle dei miei amici coi quali raggiungevamo lo stadio, naturalmente a piedi, con appuntamento rigorosamente sotto casa mia, alle 13.15, in quanto equidistante dallo stadio rispetto alle loro case. Anche per digerire, insomma. e poi le partite cominciavan tutte, dalla serie A all'ultima Thule di categoria, alle 14,30.

Sempre col sorriso


Non perderò il sorriso, nè getterò via le armi, la mia penna e la mia spada. Giammai. Ho lottato sempre nella mia vita, sono un combattente, un oplita spartano ma talvolta anche un ateniese nelle movenze belliche, e quel che ho ottenuto - sebbene possa sembrare banale e scontata come affermazione - l'ho sempre ottenuta con le mie forze e col mio bagaglio di vita e culturale facendo leva sugli errori e sulle esperienze.

Caro Vincenzo ti scrivo



...così ti distraggo un po'. 
E' un momento di riflessione per te, lo so, come quello imposto dall'alto allo scoccar della mezzanotte di un anonimo venerdì pre-elettorale quando tutto il teatrino della politica tace, o dovrebbe tacere, col suo bolso puttanificio corrotto che, ormai, non segue più nessuno, un po' come l'imbecillificio pullulante ipocrita e vigliacco di certi forum baresi pilotati dai loro amministratori fascisti ed arroganti, portaborse del potere, ma sostanzialmente scemi.

Gli eroi (non) son tutti giovani e belli

Piccola mini-guida poetica per quanti, magari, son convinti di avere a che fare con persone affidabili webbaiole 

Quante storie potrei raccontare oggi, stasera, domani, di ventenni, trentenni stonati dalla primavera, assaliti e devastati dal polline della ribalta a tutti i costi, dei riflettori, arrivisti come nemmeno gli interventisti del primo decennio del novecento, come Gobetti, ragazzi spinti dall'arroganza della scarsa propensione all'interpretazione del pensiero altrui e dalla solita, inevitabile coda di paglia lunga da qui a Salò.
Ed eccomi qui, ancora, ad ascoltare Guccini, a domandarmi o a far finta di niente, come se il tempo, per me, non costasse la vita, come se il tempo passato e dedicato a produrre generosità ad un nucleo ritrovato ed il tempo presente non avessero stessa amarezza di sale.
Rimanere silente, così, annaspare nel nulla, custodire i ricordi nella playlist della mia mente, accarezzare le età, sorridere ai ragazzi, alle ragazze, a chi avevi riposto la tua fiducia, è uno stallo, un rifiuto crudele, forse incosciente, del diritto alla mia felicità.
Ma gli eroi son tutti giovani e belli.

Odio gli Indifferenti. Gli ipocriti e i moralisti non ne parliamo


Non faccio nessun passo indietro, sia ben inteso. Non ho sbagliato, sono una persona onesta e leale ma soprattutto buona e non violenta, generosa e sfruttata, che sa pure chiedere scusa quando sbaglia. Rimango orgogliosamente coerente delle mie idee prendendo le distanze da quanti, ieri, hanno tentato di farmi passare per uno tollerante alla violenza sia pur senza dirlo apertamente.

Intermittenze dell'anima: da Stoian e Torrente a Guardiola e il Milan



In piedi dall'alba con quel desiderio irrefrenabile (non pensate a male) di scrivere un editoriale su un parallelismo tra la partita di ieri tra Milan e Barcellona e il Bari attuale di Torrente: è vero che si scrive per i lettori e, dunque, per la gente sempre distratta dalla sostanza e poco dai contenuti e, in questo contesto, nemmeno io mi sottraggo a questo tribunale mediatico, a volte infame ma fortunatamente per lo più gratificante, ma qualcosa mi spinge a non scriver nulla, a rimanere fermo dove sono con la tastiera, a far rimanere quelle idee nelle intermittenze del cuore, della mente, buone lì dove sono e non farle uscire.

Sogno un nuovo Bari così


Sogno che una nuova dirigenza del Bari sappia renderlo migliore. Una dirigenza che, pur mantenendo il proprio assetto di lavoratori all'interno - uomini sicuramente capaci ed esperti - possa e sappia ottimizzare al massimo il lavoro profuso.

Sogno una dirigenza che, come le talpe, sappia individuare senza troppe pale meccaniche - tanto sono evidenti - le miniere d'oro sottostanti la città, miniere di materiale aureo grezzo che se estratto anche solo al 30% e anche se lavorato senza troppo impegno, sarebbe capace di diventare una rendita vitalizia per chi la dirigerà, cosa per la quale, forse, la famiglia Matarrese non ci ha fatto caso.

Per la signora Dell'Orzo

Non so se l'autrice dell'articolo volesse ridicolizzare o meno le scelte di Viesti. Poco mi importa saperlo. 

Quello che mi preme, invece, evidenziare senza il benchè minimo dubbio (dati alla mano) è quello per cui il rilancio di qualsiasi cosa (la Fiera in questo caso) debba passare necessariamente dal taglio drastico di chi continua a boicottarla e di chi continua a sfruttarla per scopi personali, mi riferisco a certe sezioni interne dello stesso ente che, come detto da Viesti, si comportano non esattamente da buoni soldati. 

Questo lo scrivo intanto perchè ascoltato e confermato da Viesti oggi, dunque non corro alcun rischio nel confermarlo ancora una volta , e poi perchè sono fermamente convito che il rilancio passi prima dall'estrazione della gramigna barese. E se non spariscono questi "melanomi" all'interno della Fiera, complici i boys esterni travestiti da giornalisti, si comprenderà che a nulla serve, poi, tentare di far quadrare i conti, perchè quadrare i conti - si sa - era l'obiettivo principale senza del quale non potrà mai esserci il rilancio di un ente. Le nozze non si fanno coi fichi secchi, mi pare, Bari calcio docet. Il rilancio dovrà passare attraverso  l'estetica. Lui stesso oggi ha affermato che ci si trova davanti a padiglioni vecchi 70 anni, senza aria condizionata e vetusti che mal si addicono ad un ipotesi di rilancio. Ma ristrutturarli, ovviamente, ha un costo e in questo momento è difficile reperire soldi.

A Bari funziona così

Come volevasi dismotrare. Ancora una volta Bari (e non rompete le palle dicendomi che non devo generalizzare) si scopre per quella che è: una città piccola, provinciale, portaborse della casta, e spinta col il vento levantino a metter zigzania laddove si comincia a intravedere un briciolo di ripresa.

Fiera del Levante: chi mi conosce (bene) sa quante cose assolutamente vere potrei dire su quell'ente e non mi riferisco ai dati di fatto ma a tutto ciò che è all'interno, cose che evito, ovviamente, di pubblicare ma una cosa voglio anticiparla. Qualche idiota in conflitto con le scelte della presidenza perchè gretto provinciale e di parte avversa, ma anche idioti, più o meno celebri, trombati che succhiavano ninfa elaborata dalle precedenti gestioni, magari anche spingendosi oltre (e quanti esempi potrei fare...), ha pensato bene di strumentalizzare la scelta che avrebbe spazzato via il periodo borbonico-angioino-bizantino barese con la storia dei biglietti omaggio per scopi politici, aizzando il popolo, per screditare la gestione Viesti. Peccato che se lo son presi in saccoccia. E pure di brutto. E già, perchè in fase di conferenza stampa che il Presidente Viesti farà a fine Campionaria, dirà - mostrando i dati - che il pubblico venuto meno fino a venerdi scorso è solo del 15%. E aspettate: c'era il sabato ed oggi, domenica. E i vialoni erano, sono e saranno stracolmi. E a nulla saranno valse le rivolter pilotate degli espositori che hanno incassato fiumi di soldi, sicuramente un euro in meno, ma semrpe fiumi e barche di soldi. dati alla mano.

Mo' avast

Qualcuno, evidentemente non in sintonia con una certa linea guida, si è posto, in sede di conferenza stampa pre-inaugurazione Fiera, il quesito: che centra il Bari con la Fiera?

Confesso che prima di proporre questo incontro alla Fiera ho pensato a Plutarco e alle sue Vite Parallele da cui, spesso, mutuo stralci nei miei editoriali. Cosa centrano? Bari Calcio, ultrasecolare, e Fiera del Levante, settantacinque anni portati più o meno bene, seguono gli stessi obiettivi: rilanciarsi dopo periodi difficili attraverso il risanamento dei bilanci, prima, e attraverso quello tecnico dopo.

Bari e Fiera non percorrono la strada flaubertiana di Madame Bovary che, per sfuggire alla noia - metafora del momentaneo periodo difficile in cui si trovano le due istituzioni per Bari – si dava all'adulterio non prima di essersi guardata vanitosamente allo specchio, ma tentano di risalire con umiltà e a fari spenti quelle posizioni che gli competono di diritto grazie alle quali hanno sempre fatto parlare di se nei media nazionali ed internazionali.