Faceva freddo la sera del
27 novembre del 77. Dovevano esserci 6 gradi, non di più. All'epoca, sia pur laicamente, si festeggiava in casa San Massimo in quanto quella data - mi han sempre detto - corrispondeva al mio onomastico, e mamma - ricordo - mi faceva
trovare sempre la crema anche perché l'onomastico cadeva pure di domenica. Alle 16,30
ero tornato dal Tempio del Calcio, da quel Della Vittoria dove si
respirava iodio spinto dal maestrale misto al puzzo di piscio e
cemento grondante, invece, dai pilastri delle gradinate buie,
anticamera degli spalti luminosi da dove si potevan vedere le tenere
gesta di Florio Scarrone e Manzin che deliziavano le mie pupille
insieme a quelle dei miei amici coi quali raggiungevamo lo stadio,
naturalmente a piedi, con appuntamento rigorosamente sotto casa mia, alle 13.15, in quanto equidistante dallo stadio rispetto alle loro case. Anche
per digerire, insomma. e poi le partite cominciavan tutte, dalla serie A all'ultima Thule di categoria, alle 14,30.