Caro Vincenzo ti scrivo



...così ti distraggo un po'. 
E' un momento di riflessione per te, lo so, come quello imposto dall'alto allo scoccar della mezzanotte di un anonimo venerdì pre-elettorale quando tutto il teatrino della politica tace, o dovrebbe tacere, col suo bolso puttanificio corrotto che, ormai, non segue più nessuno, un po' come l'imbecillificio pullulante ipocrita e vigliacco di certi forum baresi pilotati dai loro amministratori fascisti ed arroganti, portaborse del potere, ma sostanzialmente scemi.

E' un momento in cui dovrai fare una scelta di vita e so benissimo cosa vuol dire: percorrerai lo iato del Bisagno insinuatosi nella tue mente sulla cui sponda destra sono stampate, come nei murazzi torinesi del Po', le proposte del Bari calcio, ulteriormente ridimensionate più di quanto non lo fossero nell'anno appena passato, sia tecnicamente che economicamente in quanto, come noto, non se la passano granché bene da quelle parti nonostante stiamo parlando di Bari, come dicesti tu al tuo arrivo, "storia, leggenda, non un'avventura per chi ha la fortuna di venire qui a lavorare", 400 mila abitanti - 1.000.000 con la provincia - ovvero ottava realtà italiana, del terzo (potenziale) stadio italiano, di uno (potenziale) dei migliori in Europa (almeno una volta) ma, sostanzialmente, simbolo dello spreco barese, un totem delle occasioni perdute, la cattedrale, una volta, del deserto, oggi del giacimento aureo mai, colpevolmente, voluto approfondire e monumento al calcestruzzo fatto di promesse mai mantenute, di lobby politico-istituzionali e spesso e volentieri baricentro di celebri "do ut des", di fatto, quasi mai compiuti e, al momento, stadio decadente come un caffè retrò letterario abbandonato a se stesso e all'incuria del tempo, tra ragnatele e scricchiolii sinistri e tetri che celano i fasti di un tempo, come una Signora Bovary che si guarda allo specchio mentre invecchia tra le sue rughe impersonate, nella fattispecie, dagli strappi visibili e, temo, eterni del teflon, rughe di cui non vuol sentir parlare.

E sull'altra sponda del Bisagno, invece, troverai stampate le tue ambizioni, la tua dignità di uomo, la convinzione che puoi trovare di meglio in relazione alla tua carriera appena cominciata nel gotha del calcio, pensando ai tuoi anni trascorsi a far gavetta risultando vincente ovunque coi giovani, saltando gli ostacoli della tua vita come quelli che saltavi quando vestivi la casacca rossoblu all'Anfield di Liverpool con Signorini, Skuravy e Aguillera, quell'esperienza di granitico e veloce difensore che ti ha condotto sulla strada della gavetta per sedere sulle panchine della vita, quelle di docente e di Maestro per i ragazzi che hai sempre valorizzato oltre a farli vincere sia nella vita che sul campo. Come piace dire a me, anche se molti si incazzano (e chi se ne frega), dati alla mano. Troverai anche descritto, sul muro, come nella bibbia e nel vangelo, che i miracoli accadono una volta sola, mai si ripetono.

Ora, non starò qui a consigliarti nulla, non ho mai dato consigli ma quello che voglio dirti, caro Vincenzo, è che percorrendo lo iato assorto tra le pareti delle scelte, godi del potere, della bellezza della tua esperienza, della tua vita. E non pensarci troppo altrimenti quelle scritte sui muri scompariranno subito, spazzate via da un temporale estivo o, forse, da una improvvisa piena, come Dolcenera. Bellezza, passione, esperienza, lavoro, passato, sacrificio e presente prima di appassire, passeranno davanti ai tuoi occhi mentre percorrerai il letto del Bisagno dei pertugi della tua mente. Non illuderti troppo. Tra dieci anni ti troverai a guardare una foto, un mio editoriale, un ricordo e li vedrai già vecchi e superati. Saremo come quei santini tanto cari a noi gente del sud, ormai sbiaditi, e non vorrai più vederli.

Hai compiuto un vero miracolo qui a Bari, sin da Borno: hai portato avanti una squadra improvvisata messa su alla meglio con le scarne risorse a disposizione dalla dirigenza, vedendo partire coi trolley in mano Gazzi, Alvarez, Donati e tutti quelli coi quali, probabilmente, avresti potuto ambire al primo posto in B. Ma nonostante tutto, senza attaccanti, e pur senza brillare nello spettacolo, sei riuscito ad arrivare decimo, ad ottenere 56 punti, a mandare in gol per ben 47 volte, senza attaccanti, risultando la quarta migliore difesa del torneo tra infortuni, giocatori giunti alla spicciolata, purtroppo, non in perfette condizioni, convivendo in un ambiente psicologicamente difficile dal quale sei riuscito - almeno fino ad aprile - a starne fuori insieme alla rosa, con giocatori giovani, spesso puerilmente e comprensibilmente musoni nella loro indubbia professionalità: e a questo proposito un applauso lo farei, in particolare, a Bellomo e a Galano i quali, piuttosto che contestare la loro puntuale esclusione, consapevoli di essere pronti ed invece, forse, mentalmente non lo erano ancora, hanno risposto signorilmente col silenzio accettando le tue direttive con tanta professionalità: segno di maturazione per i due ragazzi che solo tu potevi infondergli con la tua saggezza di mentore dei giovani. 
Dunque sai perfettamente che i miracoli non si ripetono, in genere, nonostante i presupposti, convinti della propria forza e delle eterne sfide. Tu non devi sfidare nessuno: guai sfidare la natura. Si vendica su di te: vedi cosa succede a costruir ville abusive lungo il perimetro dei vulcani, o sui letti dei fiumi prosciugati? Eruzioni e  Dolcenere improvvise spazzano via tutto, d'un botto. Tra l'altro, se sposi il Bari, non potrai lamentarti se non arriva la punta; no Vincenzo. Se accetti, accetti il pacchetto completo, quel che passa il convento. E con esso, accetterai le eventuali critiche semmai le cose non dovessero mettersi malauguratamente bene (tocchiamo ferro) che, in un ambiente già depresso, potrebbero far male, molto male. La società, al momento, quello potrà darti, non di più.

Non avevi la pancia quando sei arrivato a Bari: non ce l'hai nemmeno adesso, non ti sei ingrassato al cospetto del successo ottenuto, sia pur, nel silenzificio barese misto a diffidenza ed indifferenza a causa di una retrocessione mal digerita complice anche la bastardaggine di qualche giocatore balordo, ma quei pochi che ti hanno seguito ti hanno apprezzato, lo sai, così come ti hanno apprezzato pure quelli rimasti a casa.
E allora niente pancia, anche se la pancia non esclude l'erotismo calcistico. Del resto guarda Socrate: un grande amatore con un pancione di quelli che non ti dico, diceva il filosofo Sgalambro cantando con Battiato. Non devi preoccuparti per il futuro, e se sei titubante canta, canta Dolcenera, la Canzone dell'amore perduto, Amore che vieni, amore che vai; ascolta semmai, ascolta il rumore delle acque tumultuose, di Dolcenera, che cadono incessanti da Bolzaneto fino alla Foce del Porto Antico, là dove splende la Lanterna. Ascolta la sua voce. Canta: il canto è vita, esistenza. E pensa, una volta tanto, di essere crudele anche tu, perchè esserlo, una tantum, ci sta. Esserlo, infondo, fa solo bene quando ce ne sono le prerogative. Ed io, caro Vincenzo, posso dartene di lezioni all'infinito, quello leopardiano, tante ne ho passate. Pensa a Fernanda Pivano, a Bocca di Rosa, a Via del Campo, a Creuza de ma, alla foto che ho, come avatar, sul mio profilo di facebook: abbraccia la tua donna e leggi un libro e dille che l'ami.

Non perdere tempo appresso all'invidia che pure, era esaltata dagli dei e dai greci, ma tu pensa a Roma, a Genova, ai Latini, non ai greci, fa come hai fatto fino adesso che non hai mai prestato ascolto alle balordaggini dei forum, a quei 3 cicaleggianti che dietro ad anonimi nickname ipocriti e vigliacchi squittiscono cantandosela e suonandosela da soli, loro e loro, quasi a voler sembrare la voce di Bari quando invece sai perfettamente, sappiamo perfettamente tutti, che Bari la pensa diversamente. Cerca di strigliare la tua anima, la tua mente, scuotila, percuotila!

Guardati attorno, non voltarti! Quella squadra arcobalenizzata potrebbe essere tua, a breve, magari adesso, forse a gennaio, o forse tra due giorni. Ricorda tutti i complimenti che hai ricevuto e dimentica gli insulti e le offese, le falsità, i panzerotti che non abbiamo mai mangiato (nonostante qualcuno - poveretto - sostenga il contrario perchè invidioso, incapace di averti a cena a parlare di tutto e di niente, meno che di calcio) perché chi ti ha insultato ed offeso non è persona meritevole di attenzione. Fa tesoro, invece, di chi ha criticato perchè dalle critiche, dure e ferme, ma anche quelle sincere, potrai crescere ulteriormente. Mentre percorri il Bisagno conserva nella mente i momenti che ti son piaciuti di più. Conserva gli applausi dei pochi, ma veri, tifosi, conserva il gol di Bellomo a Pescara che ha sconfitto niente di meno che Zeman, da queste parti assorto a guru del calcio pur non avendo vinto nulla ma che ha raccolto molti ragazzi dalle strade insegnandogli l'etica e la vita. Conserva la vittoria di Varese, forse la più bella e convincente. Guarda la mia coerenza nel sostenerti sin dal 14 luglio e guarda l'incoerenza degli altri nel sostenerti solo da un mese. Guarda la squadra messa a disposizione tra luglio e gennaio e pensa che più di quello era difficile ottenere.

Non sentirti in colpa, errare humanun est, perseverare autem diabolicum. Pensa che conosco persone che a 45 anni non sanno ancora cosa fare da grandi: eppure dicono di non aver sbagliato. Tu lo hai detto pubblicamente davanti ai microfoni per ben 4 volte nonostante qualcuno faccia finta di non saperlo. E adesso sono ancora persi nei loro pensieri a cicaleggiare e a squittire come grillini impazziti a tentar di far breccia nelle grazie del Bari calcio come dei veri portaborse lacchè. Io chiedo sempre "scusa", meno che quando ho a che fare con gli imbecilli in quanto sono certo di non sbagliare mai ma poi mi allontano perchè allora so di poter perdere con loro, battendomi ad imbecillità.

Deciditi, sposa la causa Bari a pizza e birra, oppure divorzia. Subito. Guarda il film della tua vita, Genova, Liverpool, Gubbio, Cittadella, Castellammare di Stabia: pensa che potrai sposarne la causa ma potrai anche divorziare sin dal giorno dopo. Pensaci. Ma non troppo.
Godi della tua mente, della tua libertà, dei limoni profumati di Cetara, del panorama mozzafiato che si vede da lì, del Vesuvio alle tue spalle e di Plinio il vecchio che rimase seduto ad ammirarne l'eruzione fino a rimanerci stecchito, degli scogli dei Galli che affiorano davanti Positano. Pensa alla tua famiglia che è la prima cosa su tutto.
Balla, anche se non trovi un posto adeguato, fallo a casa tua, con le persone care che ti vogliono bene. Ci sono tante canzoni per ballare. Leggiti Camilleri, Plutarco e le sue Vite parallele, leggiti Topolino, non i giornali sportivi, adesso no. Leggiti tutte le istruzioni ma non eseguirle: fanno male. Ma soprattutto, caro Vincenzo, sii cauto nell'accettare consigli semmai qualcuno volesse tentarci e nel contempo sii tollerante verso di loro. I consigli fanno parte dell'essere. Darne è come riaprire il libro del passato, debitamente ripulito, ma molto spesso son trampolini posti sui dirupi da dove è facile tuffarsi.

Accetta un consiglio solo da me: non accettar consigli da nessuno. Men che meno da me. O meglio accetta il consiglio di andarti a vedere il film The Big Kahuna da cui mi sono ispirato per questa lettera: ti farà molto bene. Io, tuttavia, una mia idea ce l'avrei, ma non te la dirò nemmeno sotto tortura.
In bocca al lupo, Vincenzo.

Nessun commento:

Posta un commento