Sogno un nuovo Bari così


Sogno che una nuova dirigenza del Bari sappia renderlo migliore. Una dirigenza che, pur mantenendo il proprio assetto di lavoratori all'interno - uomini sicuramente capaci ed esperti - possa e sappia ottimizzare al massimo il lavoro profuso.

Sogno una dirigenza che, come le talpe, sappia individuare senza troppe pale meccaniche - tanto sono evidenti - le miniere d'oro sottostanti la città, miniere di materiale aureo grezzo che se estratto anche solo al 30% e anche se lavorato senza troppo impegno, sarebbe capace di diventare una rendita vitalizia per chi la dirigerà, cosa per la quale, forse, la famiglia Matarrese non ci ha fatto caso.

Per la signora Dell'Orzo

Non so se l'autrice dell'articolo volesse ridicolizzare o meno le scelte di Viesti. Poco mi importa saperlo. 

Quello che mi preme, invece, evidenziare senza il benchè minimo dubbio (dati alla mano) è quello per cui il rilancio di qualsiasi cosa (la Fiera in questo caso) debba passare necessariamente dal taglio drastico di chi continua a boicottarla e di chi continua a sfruttarla per scopi personali, mi riferisco a certe sezioni interne dello stesso ente che, come detto da Viesti, si comportano non esattamente da buoni soldati. 

Questo lo scrivo intanto perchè ascoltato e confermato da Viesti oggi, dunque non corro alcun rischio nel confermarlo ancora una volta , e poi perchè sono fermamente convito che il rilancio passi prima dall'estrazione della gramigna barese. E se non spariscono questi "melanomi" all'interno della Fiera, complici i boys esterni travestiti da giornalisti, si comprenderà che a nulla serve, poi, tentare di far quadrare i conti, perchè quadrare i conti - si sa - era l'obiettivo principale senza del quale non potrà mai esserci il rilancio di un ente. Le nozze non si fanno coi fichi secchi, mi pare, Bari calcio docet. Il rilancio dovrà passare attraverso  l'estetica. Lui stesso oggi ha affermato che ci si trova davanti a padiglioni vecchi 70 anni, senza aria condizionata e vetusti che mal si addicono ad un ipotesi di rilancio. Ma ristrutturarli, ovviamente, ha un costo e in questo momento è difficile reperire soldi.

A Bari funziona così

Come volevasi dismotrare. Ancora una volta Bari (e non rompete le palle dicendomi che non devo generalizzare) si scopre per quella che è: una città piccola, provinciale, portaborse della casta, e spinta col il vento levantino a metter zigzania laddove si comincia a intravedere un briciolo di ripresa.

Fiera del Levante: chi mi conosce (bene) sa quante cose assolutamente vere potrei dire su quell'ente e non mi riferisco ai dati di fatto ma a tutto ciò che è all'interno, cose che evito, ovviamente, di pubblicare ma una cosa voglio anticiparla. Qualche idiota in conflitto con le scelte della presidenza perchè gretto provinciale e di parte avversa, ma anche idioti, più o meno celebri, trombati che succhiavano ninfa elaborata dalle precedenti gestioni, magari anche spingendosi oltre (e quanti esempi potrei fare...), ha pensato bene di strumentalizzare la scelta che avrebbe spazzato via il periodo borbonico-angioino-bizantino barese con la storia dei biglietti omaggio per scopi politici, aizzando il popolo, per screditare la gestione Viesti. Peccato che se lo son presi in saccoccia. E pure di brutto. E già, perchè in fase di conferenza stampa che il Presidente Viesti farà a fine Campionaria, dirà - mostrando i dati - che il pubblico venuto meno fino a venerdi scorso è solo del 15%. E aspettate: c'era il sabato ed oggi, domenica. E i vialoni erano, sono e saranno stracolmi. E a nulla saranno valse le rivolter pilotate degli espositori che hanno incassato fiumi di soldi, sicuramente un euro in meno, ma semrpe fiumi e barche di soldi. dati alla mano.

Mo' avast

Qualcuno, evidentemente non in sintonia con una certa linea guida, si è posto, in sede di conferenza stampa pre-inaugurazione Fiera, il quesito: che centra il Bari con la Fiera?

Confesso che prima di proporre questo incontro alla Fiera ho pensato a Plutarco e alle sue Vite Parallele da cui, spesso, mutuo stralci nei miei editoriali. Cosa centrano? Bari Calcio, ultrasecolare, e Fiera del Levante, settantacinque anni portati più o meno bene, seguono gli stessi obiettivi: rilanciarsi dopo periodi difficili attraverso il risanamento dei bilanci, prima, e attraverso quello tecnico dopo.

Bari e Fiera non percorrono la strada flaubertiana di Madame Bovary che, per sfuggire alla noia - metafora del momentaneo periodo difficile in cui si trovano le due istituzioni per Bari – si dava all'adulterio non prima di essersi guardata vanitosamente allo specchio, ma tentano di risalire con umiltà e a fari spenti quelle posizioni che gli competono di diritto grazie alle quali hanno sempre fatto parlare di se nei media nazionali ed internazionali.

Nereo Rocco: Ghe ricordi il tunnel del Della Vittoria! Mona!

Ho intervistato Nereo Rocco durante la mia visita a Trieste. Ecco quel che ho raccolto. E Grazie a Roberto Catania, il custode dello Stadio triestino che mi ha permesso di accedere all'interno dello stesso dove è ubicato il busto del "Pàron"


-Buongiorno Rocco. E' un gran piacere per me intervistarla. Cosa sa di Bari e del Bari?
Eh... ricordi in bianco e nero. Quel catino del Della Vittoria e il tunnel che portava agli spogliatoi dove Brio per percorrer doveva piegar el capo, non poxo mai dimenticarlo. Spalazzi Diomedi Galli Muccini Spimi Loseto Casarsa Sigarini Butti (o Fara?) Ardemagni Florio. E non le dì le riserve. Grande squadra. Che tempi, mona! Ricordo le battaglie con Oronzo Pugliese, genuino come il nostro formaggio del Carso e col volto scavato come un agricoltore pugliese ma grande saggio e dai contorni buoni come il nostro vino. Che om!!”.

Intervista a James Joyce

- Salve Dottor Joyce, come mai da queste parti?
"Sa, vivo proprio qui, di fonte a noi: vede quel palazzo laggiù? Abito all'ultimo piano, in una mansarda. Sa, quel gran figlio di... del farmacista mi ha sfrattato e ho ripiegato qui".

- Però, non male, dottor Joyce, pieno centro, il porto canale, la chiesa di Sant'Antonio, lo studio di mio fratello a due passi, insomma... Mi dica un po', dottor Joyce: ma è tanto difficile fuggire da questo paese? Ormai qui non si capisce più nulla... Starà sentendo cosa combinano a Roma...
 "Guardi, caro Longo, quando un'anima nasce in questo paese gli vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Lei mi parla di quelli lì di Roma: io cerco di fuggire da quelle reti. La storia è un incubo dal quale sto cercando di svegliarmi. Del resto, non si può andar via da se stessi solo spostandosi da un posto all'altro. Non c'è rimedio a questo".

L'Italia s'è desta. Bari non ne parliamo

Editoriale per Go-Bari 16/03/2011
150esimo anniversario tra nocelline, palloncini, qualche mostra interessante, e la solita banda locale

Non ci sono mai piaciute le frasi confezionate, quelle partorite dai pc color ministero e digitate da segretarie factotum che con l'italiano, spesso e volentieri, sono in perenne guerra (non ne parliamo col congiuntivo e la consecutio temporum) e divulgate col fine di diventare di default per tutti gli enti, scuole, ministeri e pubbliche amministrazioni così da rendere la festa più celebrativa. No. Noi che, orgogliosamente e felicemente, sappiamo ancora - più o meno - leggere e scrivere e riteniamo altresì di avere ancora quel minimo di padronanza linguistica base con cui poter dire la nostra in piena libertà e brillantemente dando il giusto peso a tutto, preferiamo celebrare il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia in maniera sincera, spontanea, ma soprattutto "a parole nostre", spiando ovviamente dal buco della serratura barese.

Emiliano, i ristoratori e i fracassoni: una cordata per il Bari?

Articolo per Go-Bari.it 11/03/2011
Altro che il calcestruzzo e gli attici: gli unici a potersi comprare il Bari sono i ristoratori, magari con una cordata insieme...

Al di la delle presunte colpe e delle sacrosante ragioni rimbalzanti come una palla tra due tamburelli sulla spiaggia di pane e pomodoro tra ristoratori della città vecchia e Sindaco, leggendo le Ordinanze Sindacali e le risposte di SEL e di FLI, prevale più che altro il solito atteggiamento tutto (e solo) barese - prettamente movidiano - nel quale fuoriesce la tipica maleducazione barese nella sua interiezza che tanto fa incavolare.

E' triste affermarlo ma altrove, transitando nelle varie movide tardo serali (la notte generalmente dormo) durante i miei viaggi in cui seguo il derelitto Bari, nessuno arriva allo standard barese di strafottenza e maleducazione di taluni ma in generale insito nell'animo di un po' tutti che lo manifestano in maniera maggiore o minore. Su questo non abbiate dubbi.

A proposito di Bari calcio...

Leggevo stamattina la gazzetta dello sport e lo sguardo si è soffermato su alcuni punti. Il primo (e questa non è una novità anche in condizioni di normalità) sul fatto che abbiano dedicato almeno un articolo a tutte le squadre di A, meno che al Bari (parliamo dell'edizione nazionale, ovviamente).

Il secondo sul fatto che l'Udinese intanto va benone in quanto esiste una programmazione (che non fa rima con enormi investimenti, ovviamente) e che il trucco di tanta armonia e dei risultati, secondo il collega friulano, stia nello spirito di gruppo, non tanto in quello dello spogliatoio, verificabile a "tavola" nelle loro case coinvolgendo le famiglie.
Alla luce di tutto ciò il pensiero è andato al Bari, inevitabilmente.

Da San Siro a Sanremo, da Samarcanda a SanToro - Luci a SanRemo pensando all'Olimpico

Quel passo "ma dammi indietro la mia secento, i miei vent'anni e una ragazza che tu sai" non era, all'epoca, adeguato per un Sanremo. No. E nemmeno le parole di Samarcanda. Eppure anche quella era poesia, anche lì si parlava d'amore ma forse il Prof. Vecchioni aveva omesso di citare i libri. Ecco si i libri e i ragazzi.

E' difficile, ma devo dirla tutta

Cosa vuole sentirsi dire e a cosa vuole credere la gente?

Ho sempre creduto che la verità fosse la forma migliore per esprimersi: beh, niente di più sbagliato. Mi accorgo invece che la gente ha bisogno di illusioni, vuole essere presa in giro.
E' da tempo che scrivo editoriali sul Bari, coloriti, usando prosa, accomunandoli con la gastronomia, con la storia, con la musica, con la letteratura, insomma, tentando umilmente di regalare un prodotto alternativo a tanta cronaca e tante idee personali, serie e professionali, che snaturano un po' quello che dovrebbe essere sempre un "gioco".

Perdonerete questa mia visione del gioco un po' pasoliniana ma, pur essendo un gran tifoso del Bari e della qual cosa non devo dimostrare nulla a nessuno per i miei passati, la deontologia ha dovuto scindere questa doppia figura e, nonostante qualche difficoltà, grazie anche agli insegnamenti dei miei primi mèntori giornalistici (Pino Ricco e Nicola Lavacca) credo di esserci riuscito sia pur col tempo.

Ho tentato, con questa metrica, di riportarlo sui binari del gioco: infondo ci sono 22/28 giocatori in mutande che si calciano la vita dietro uno stupido pallone, mica ci sono i lavorati fiat, nè tanto meno i cassintegrati di varie aziende fallende e nemmeno gli sfrattati e gli zingari che nel 2011 nella capitale di'Italia si vedono bruciare i loro figli nelle baracche come nei periodi del medioevo. No. Ci sono ragazzi, più o meno sfacciati e viziati e che non dovrebbero dare l'esempio di moralità verso nessuno (tranne una/due eccezioni come Filippini del Brescia che, pur di giocare, ha accettato il minimo sindacale, vale a dire 1.800 euro al mese), che giocano a pallone come ci ho giocato io 30 anni fa nello scomparso campo del cimitero o al Mauruccio o al campo della Pirelli, al CEP.

Ho manifestato il mio pensiero libero da ogni forma di “controllo” sancito solo dalla giusta osservazione degli eventi da dove non ci sarebbe voluta una sfera di cristallo per capire come sarebbe finita, nè una laurea particolare, eppure quanto da me scritto e pubblicato con ampio anticipo e a volte anche urlato (nei forum), non ha trovato il meritato riscontro, anzi il mio pensiero il più delle volte è stato travisato e ho dovuto affrontare accuse, diffamazioni e critiche duramente negative oltre che offese e invidie (ma questo è storia, la si conosce bene pertanto lascio perdere).

Una pet ad alta tensione

E' che mentre sei alle prese con una Tomoscintigrafia Globale corporea - che, per dirla alla Luca Medici alias Checco Zalone, per voi ignoranti altri non è che la volgare PET - cominci a (ri)trarre i bilanci della vita: ormai Giorgio ci è abituato. La norma vorrebbe che tutto alla fine debba bilanciarsi, per cui i cosiddetti momenti negativi, alla fine, si bilanciano con quelli positivi. E viceversa. Insomma. Ci sarebbe da discutere su questa massima, mutuata dal lessico calcistico secondo cui, ad esempio, eventuali 3 rigori non dati al Bari, due pali, e una quantità industriale di sfiga, a fine torneo, dovrebbero venir compensati con qualcosa di analogo. Mah...

Succede, però, che Giorgio (chiamerò così, per convenzione, il personaggio di fantasia ammalato di una patologia rara oltre che di angosce varie, metropolitana inclusa: avevo, in effetti, cominciato a scrivere un romanzo su di lui ma mi son fermato), prima di entrare nel tubo, deve passare attraverso le forche caudine del protocollo che prevede di fornire nome e cognome, rilasciare l'impegnativa medica all'amministrativo, prendere il numerino e attendere nella sala d'attesa il proprio turno.

"Ventura vattene da Bari" (titolo provocatorio). E portati anche gli ultrà insieme


E che nessuno si azzardi a darmi del disfattista. E nemmeno del presuntuoso. Adesso sbotto io perchè le lagne mediatiche dei tifosi dei forum che di calcio non capiscono una mazza e che si aggrappano solo ai miti eterni e alle leggende metropolitane, mi hanno stancato.
Lo dicevo da agosto che questo Bari si era indebolito e tutti invece erano convinti del contrario. Lo dicevo da agosto che sostituire Bonucci sarebbe stato impossibile (Ranocchia aveva già lasciato 6 mesi prima) e che i rinforzi non erano all'altezza della conferma del decimo posto. E già, perchè l'obiettivo del Bari era confermare il decimo psoto, non salvarsi, insomma non più "stupire" ma confermarsi.

Dissi anche che quelle conferme forzate di Almiron e Barreto volute dalla piazza (ovvero di giocatori che pur avendo un pedigreè niente male, appariva strano - ancorchè sospetto - che nessuno delle grandi li voleva: e per questo fui irriso, minacciato e preso in giro dai soliti cretini), non avrebbero reso come lo scorso anno, l'uno a causa dei soliti capricci, l'altro a causa della sua fragilità. Per non parlare, poi, del comune denominatore, i muscoli e relativi atavici infortuni, vero motivo per i quali nessuna grande squadra li ha mai voluti sul serio. Un Barreto che segna 18 gol in B e 15 gol in A (sbagliandone, però, 30), come minimo sarebbe stato richiesto da una Sampdoria, non dico un Real Madrid.

Il percorso della fede: San Nicola (BA)-Via del Mare (LE)

Sembrava un viaggio della speranza. Uno di quelli che, ciclicamente, organizzano le associazioni clericali per raggiungere e pregare qualche madonna ubicata oltr'alpe volte al classico miracolo della carrozzella gettata via, una volta per tutte, stampelle incluse.
E dallo stadio San Nicola, incolonnata come un torrente impazzito fatto, però, di ferro e gomme, è salpata una crociata di auto e autobus per un percorso di fede biancorossa - ultima cosa in cui i tifosi baresi sperano oltre alle scommesse snai - voluto, deciso e studiato nei minimi particolari dalle questure baresi e leccesi, sotto l'egida dei due prefetti. Un percorso che, a detta delle informative giunte alla questura, avrebbe potuto rendere la SS.16 prima, la SS.379 dopo, e la SS. 613 fino a Lecce come un Fiume Sand Creek con relativo assassinio di donne, bambini e tutto quanto riconducibile al giallorosso sarebbe capitato davanti ai pelli(bianco)rossi baresi.
Sicuramente si è esagerato nel preoccuparsi ma hanno fatto bene i prefetti a cautelarsi minuziosamente perchè abbiamo constatato con mano, avendo seguito volutamente il fiume della speranza andando anche a 20 all'ora in taluni tratti, l'assoluta tranquillità con cui i tifosi baresi si sono recati a Lecce dovuta all'efficienza delle forze dell'ordine ubicate un po' dappertutto, dalle autogrill alle corsie d'emergenza, dagli svincoli ai cavalcavia.

Auguri ai miei amici di Facebook per il 2011

Auguro a tutti i miei amici di qui dentro, senza troppi tag, tanta serenità poi il resto verrà da se. Oddio, ci vuole anche un po' di fortuna, ma quella occorre ricercarsela perchè raramente scende dal camino come la befana. Prendete il Bari, ad esempio: Matarrese da sempre invoca alla fortuna come alleata e cosa necessaria per salvarsi ma fino a quando scucirà "zero" euro invece che "uno" (perchè il calcio di oggi ha dimostrato che non occorre svenarsi) difficilmente riuscirà a salvarsi e/o a raggiungere i suoi obiettivi.
Auguri al Bari calcio, dallo stesso presidente con cui non sempre sono in sintonia (eppure c'è stima, che se lo schiaffino in mente i cialtroni balordi ignoranti rosi nel fegato per questo motivo), ai giocatori passando per tutte le persone che ci lavorano; Un augurio particolare ovviamente al mio amico GP Ventura che forse ne ha bisogno più di tutti e, presto, so io come fare per dargli una dose di coraggio.....