Gli eroi (non) son tutti giovani e belli

Piccola mini-guida poetica per quanti, magari, son convinti di avere a che fare con persone affidabili webbaiole 

Quante storie potrei raccontare oggi, stasera, domani, di ventenni, trentenni stonati dalla primavera, assaliti e devastati dal polline della ribalta a tutti i costi, dei riflettori, arrivisti come nemmeno gli interventisti del primo decennio del novecento, come Gobetti, ragazzi spinti dall'arroganza della scarsa propensione all'interpretazione del pensiero altrui e dalla solita, inevitabile coda di paglia lunga da qui a Salò.
Ed eccomi qui, ancora, ad ascoltare Guccini, a domandarmi o a far finta di niente, come se il tempo, per me, non costasse la vita, come se il tempo passato e dedicato a produrre generosità ad un nucleo ritrovato ed il tempo presente non avessero stessa amarezza di sale.
Rimanere silente, così, annaspare nel nulla, custodire i ricordi nella playlist della mia mente, accarezzare le età, sorridere ai ragazzi, alle ragazze, a chi avevi riposto la tua fiducia, è uno stallo, un rifiuto crudele, forse incosciente, del diritto alla mia felicità.
Ma gli eroi son tutti giovani e belli.


Quelli che hanno letto un milione di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare, che non sano nemmeno scrivere o che stentano nel farlo perchè vogliono dare l'impressione di esserci.
Mi dispiace per loro. Un po' mi sento in colpa anch'io. Non devo aver dato il mio contributo all'umanità. Strano perchè i miei figli sanno parlare, sanno interpretare il pensiero altrui, sanno valutare e, soprattutto, non sono cattivi e presuntuosi verso nessuno, men che meno verso chi ha fatto loro del bene. Pur non essendo perfetti, ed anzi, son come tutti gli altri.
A vent'anni, ma nel mondo d'oggi anche a trenta, si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età e l'insicurezza insita in loro è patologica, quasi inguaribile.
Credevo in loro, ci ho investito - e non parlo del vil denaro che pure ci ho rimesso - in tempo e in passione, mi reputavo, per loro, un maestro nonostante non fossi nulla nel panorama mediatico ma sentivo, percepivo dalle loro parole la stima tipica che i discenti rivolgono ad un docente all'avanguardia, al passo coi tempi, magari fermo nel tempo ancora con davanti agli occhi le piste velodormiche degli stadi in bianco e nero come quello di Varese piuttosto che piste orribili degli stadi moderni, ma disponibile. Ero felice.
Avevo, ho, un modo di dialogare particolare, cercavo, cerco, di tirare fuori da ogni ragazzo il suo talento come in una specie di maieutica socratica.
E molti lo hanno capito e me ne sono grati. Ancor oggi mi scrivono, mi interpellano, mi chiedono consigli anche privatamente perchè non vogliono dare l'idea a tutti di essere insicuri, mi criticano anche, sono feroci con me ma mi amano. Lo sento. Son come i miei figli.
E tra costoro non vi sono quelli in cerca di visibilità come quegli sfigati ignoranti dei reality. No. 
Ma gli eroi son tutti giovani e belli.

Non ho rimpianti, no, sto meglio ora di quando ho deciso di contribuire a far crescerlo. La mia modesta carriera è stata ed è tutt'ora ricca di soddisfazioni in relazione al mio noto imbavagliamento. Ho avuto ottimi riscontri sia di pubblico che di critica. Ieri ospite ad Antenna Sud un utente ha chiesto in diretta "dove fossero finiti i miei bellissimi editoriali e perchè non li scrivevo più sul forum". Mi sono emozionato. Si. Anche se ho sofferto molto nel rispondere. Ma è stato un riscontro. L'ennesimo.
Sono sereno, tuttavia, consapevole di aver fatto della mia scrittura e del mio modo di fare un laboratorio felice aperto a tutte le menti che, spesso e volentieri, hanno attinto dalle mie parole nell'ispirazione dei loro pezzi bellissimi. E anche questo, per me, è un motivo di orgoglio. Mi sono complimentato con loro, sempre. Meno, invece, con chi mi copiava ed incollava di netto. Non ho rimpianti di aver lasciato  quella scatola mediatica colorata di bianco e rosso, no.
Ma gli erori son tutti giovani e belli.

E' una stupida guerriglia, questa come altre precedenti, generata dalla supponenza e dall'esigenza di taluni di mettermi sotto i piedi ed insita in questa gioventù bruciata alla James Dean versione anni 2015 che si arroga il diritto di scavalcarti senza un grazie e facendoti le scarpe. Spesso supportata pure da soloni sfigati smanettatori locali che scrivono balle, si contraddicono, aizzano il popolo, alcuni sono contro Torrente ma poi lo adulano: tra costoro ci sono anche colleghi. Ma questo è un altro discorso. E' la testimonianza del perchè qui in Italia, a Bari, ovunque, non si può fare nulla di serio e di nuovo, soprattutto nel calcio. Perchè ti smontano subito ogni idea. Son giovani arrivisti, con seri problemi di comunicazione nonostante si spaccino per comunicatori, alcuni con titoli di laurea in mano ma decisamente ignoranti nella loro messaggistica al mondo, un tantino frustrati e con mille limiti mentali oltre che lacune a go-go. Come le mie, del resto. Ma con 30 anni in meno di me.
Questa gente, tuttavia, non scoraggia la mia volontà di fare informazione, di dare un volto specifico al calcio barese con uno stile diverso, più narartivo, sognatore, musicale, poetico e meno dogmatico.
Ma gli eroi, si sa, son tutti giovani e belli.

Credo di essere l'ultimo di lunga, ed ingiustificata, serie dei nemici, verso cui vien scagliata con forza la propria ignoranza, la frustrazione e chissà quanti altri limiti mentali. Stanno tentando di infangare ingiustamente ed ignobilmente la mia persona con pretese e accuse sbagliate, proprio perchè beccati in flagrante con la loro marmellata sulle dita e che non riescono, proprio, ad arrendersi all'evidenza pur di infagarmi. Invidia, abbinata ad una buon dose di incapacità mentale? Forse. O forse no. Non so. Certo che è strano il loro atteggiamento anche se brutale.
Ci sono piazze più civili, corrette ed educate. "Lasciali stare quelli, non dare loro altre soddisfazioni. Io ti conosco un po' (mi permetto di crederlo), so quanto ci tieni a dire le cose e a dirle in faccia, magari con passaggi eleganti ma taglienti, ironici ma carichi di grandi verità. Non farlo sempre, non farlo con e per gente come loro. Loro non meritano neppur di confrontarsi con gente come te, come noi, da loro stessi derisi per il semplice fatto di essere migliori, dentro e fuori. Quelli che nel mondo sono come lui, hanno già perso nella vita.": così un utente nel suo messaggio privato pervenutomi stamattina insieme a tanti altri che ho trovato. Uno dei tanti che ciclicamente arcobalenizzano il mio profilo.

Oggi si ricorda la Liberazione. E la festeggio anch'io prendendo spunto dal luminare Professor Lentano il quale saggiamente scrive: "solo il becero buonismo imperante può presentare il 25 aprile come una festa "di tutti gli italiani". No, non lo è, né allora né oggi. La Liberazione sarà pur stata liberazione da qualcosa e da qualcuno che incarnava quel qualcosa. Gli italiani non erano tutti dalla stessa parte: alcuni erano i liberatori, altri, quelli di cui liberarsi. Il 25 aprile è di chi l'ha fatto, e di noi che ereditiamo la loro battaglia". Ecco, io mi accodo festeggiandola dalla liberazione da una comunità bastardamente e vigliaccamente virtuale. Ma non generalizzo, no. Perchè all'interno so che c'è sempre tanta gioventù seria, vivace, forse un po' persa, ma sicuramente valida.
E a loro dedico una frase: 
E quando vi siederete dalla parte del torto perché ogni altro posto sarà già stato occupato con quel culo bellissimo che la mia donna vi ha dato con quel culo che io non ho mai visto di più, venitemi a svegliare e bussate a perdifiato per voi ci sarà sempre il mio cuore incantato, forse malinconico ma mai rassegnato, una carezza alla luna alle stelle e un pallone sul prato.
Gli eroi son tutti giovani e belli.

Nessun commento:

Posta un commento