Sempre col sorriso


Non perderò il sorriso, nè getterò via le armi, la mia penna e la mia spada. Giammai. Ho lottato sempre nella mia vita, sono un combattente, un oplita spartano ma talvolta anche un ateniese nelle movenze belliche, e quel che ho ottenuto - sebbene possa sembrare banale e scontata come affermazione - l'ho sempre ottenuta con le mie forze e col mio bagaglio di vita e culturale facendo leva sugli errori e sulle esperienze.
Eppure fa rabbia sentirsi rispondere davanti da una palese (l'ennesima) ingiustizia perpetuata nei miei confronti, ad un vero e proprio sopruso direi, che "no, tanto non puoi farci nulla, parti battuto in partenza, loro son più forti di te, è inutile, senti a me, lascia stare", ti (mi) scoraggiano. Come dire: vai per chiedere grazia e hai pure giustizia, insomma. Ma non per colpa loro, si intende: da chiunque ci si rivolge, oggi, da avvocati, consulenti, commercialisti, istituzioni, davanti ad un sopruso chiaro dove non hai testimoni o carte da giocarti - anche perché sei "inferiore" rispetto a chi ha abusato di te - ti vien risposto così. Perché? Perché evidentemente, o anche loro (i professionisti menzionati) sono inermi davanti alla prepotenza dei forti consapevoli, pur non ammettendolo, che la giustizia italiana fa schifo, è tendenzialmente corrotta e non sarà un caso che non riesce ad attecchire sulla fiducia della gente, oppure sono gente senza palle. Si, senza palle. Perché appare strano come mai, per casi molto più subdoli del mio, senza tanti testimoni, Davide sia riuscito a spuntarla su Golia con tanto di scuse e, talvolta, anche con esborso economico seppure indicativo, cosa alla quale, ovviamente, non miro. Forse perché costoro erano nomi di grido conosciuti. Io no. Io sono semplicemente io col mio buon codazzo di conoscenti e lettori. 
Succede, così, che non hai più fiducia in nessuno, nella legge, nella magistratura, nelle istituzioni. In nulla. Devi fare affidamento solo su di te, ovvero su di me, consapevole di non aver nessuno alle spalle che mi protegge. Ma si fottessero: vado avanti lo stesso. Ho vinto tante battaglie, anche le più aspre, qualcuna l'ho persa ma in piedi, sto combattendo contro un male, sono a buon punto (forse), e lo faccio sempre col sorriso stampato in faccia senza darne importanza con la mia proverbiale testardaggine tipicamente materana (non sarei nato   casualmente nei Sassi) affinché i miei amici, i miei colleghi, i miei lettori, i miei amici professori, gli studenti che ho supportato, gli amici politici rigorosamente selezionati e, dunque, non ciceroniani, il mio entourage, Torrente, il Bari calcio, i tifosi, tutti insomma, mio figlio che sta a Tallinn a formarsi in Erasmus, l'altro che studia da ginnasiale, le persone che amo e che mi amano, mi vedano col sorriso e con normalità. 
Vorrà dire che ne inizierò un'altra. Forse la più dura perché stavolta il sopruso l'ho ricevuto dal mio datore di lavoro. Un sopruso bastardo. Ricordatevi sempre, voi che mi avete arrecato danno, tutti: per quanto vi crediate assolti e potenti, siete e rimarrete per sempre coinvolti e cialtroni. E alla fine la pagherete. Cara.

Nessun commento:

Posta un commento