Da San Siro a Sanremo, da Samarcanda a SanToro - Luci a SanRemo pensando all'Olimpico

Quel passo "ma dammi indietro la mia secento, i miei vent'anni e una ragazza che tu sai" non era, all'epoca, adeguato per un Sanremo. No. E nemmeno le parole di Samarcanda. Eppure anche quella era poesia, anche lì si parlava d'amore ma forse il Prof. Vecchioni aveva omesso di citare i libri. Ecco si i libri e i ragazzi.


Io molto più modestamente ed umilmente, che solo a paragonarmi con lui mi vien da ridere, lo scrivevo nei vari forum, qui, insomma nel web, quando dopo l'ennesima dimostrazione di goffo cialtronismo bieco, imbecilità umana, di nullismo letterario e di incapacità assoluta nel confrontarsi col sottoscritto - quand'anche il tema fosse, come dire, più soft (il Bari) - consigliavo gli scribani tastieristi tifosi ciucci e presuntuosi (e dunque non tutti) di cominciare ad investire sulla lettura piuttosto che consumare i loro soldi in luppolo ed alcool e farsi trascinare nei ragionamenti dai loro fumi, sia per strada che allo stadio: fui, ovviamente, preso a pernacchi, offeso, minacciato e poi il resto si sa.

Spero che le parole del Prof. Vecchioni siano arrivate al cuore di costoro, a questi 5 minus habens della lingua italiana che di calcio non capiscono un'autentica mazza ma che si professano tifosi unici ed ineguagliabili grazie al mantra Bari Cittadella e al fatto che, pur non lavorando e dunque pur senza guadagnare uno stipendio, si "sobbarcano" viaggi per l'Italia per seguire il Bari (mah...), ma che però, quando vogliono, risultano assolutamente intelligenti, affinchè ne condividano e recepiscano il messaggio perchè comprare un libro, leggerlo, capirlo, lasciarsi trascinare dalle parole, dai racconti, è come amare una donna.


E pensare che l'ho sempre snobbato. L'ultimo Sanremo che ho visto, sia pur non interamente, deve essere stato quello che vide vincere la sconosciuta Tiziana Rivale, carina, voce semplice ma acuta. Ma prima di quel festival ho solo ricordi in bianco e nero, da Una lacrima sul viso a Il cuore è uno zingaro e la minigonna color seppia di Nada che competeva parecchio con quella di Mina e soprattutto quella di Sabina Ciuffini, e che lo cantava insieme a Michele Scommegna da Zapponeta. Mai come quest'anno, forse, avrei dovuto vederlo. Eppure gli ho coerentemente preferito prima Santoro (che, guarda la combinazione, vent'anni fa diceva le stesse cose da Samarcanda), anche se fino all'arrivo di San Morfeo il quale ha preso il sopravvento su di me, poi un'avvincente episodio di Diabolik ed Eva Kant che amo follemente, amore purtroppo non corrisposto, e poi il lavoro.


Già, perchè a vedere le bacheche di facebook che saranno, si, fonti non attendibili, ma assolutamente specchio del momento, sembrano che tutti lo abbiano visto, anche chi, storicamente, ne prendeva le distanze, gli insospettabili, insomma. E lo scrivo con la consapevolezza di avere, tra le amicizie, un emisfero bipartisan, dunque da destra a sinistra, passando per il centro escludendo di default, però, gli imbecilli scostumati maleducati ma soprattutto i rami secchi inutili alla causa, amici cari inclusi, che spesso scambiavano il mio profilo, ovvero casa mia, per taluni (i soliti) forum da sfigati biancorossi.


E leggendo le bacheche del giorno dopo, sembrava un'elegia di stralci sanremesi, da Benigni a Vecchioni, da Albano, il duo pugliese, a Morandi e le sue gaffes, dalle due bellezze presentatrici, oche quanto volete ma pur sempre due belle fanciulle, ai due comici tanto misurati e bipartisan quanto efficaci come pochi, insomma il classico programma televisivo, finalmente, da vedere e godere in panciolle a casa dal momento che, una tantum, si poteva pure infrangere la regola della coerenza.


Peccato. Da questo festival che, storicamente, unisce Bormio a Lampedusa, Oristano ad Otranto, rimane il ricordo di una ennesima lezione di vita da parte di Roberto Benigni il quale da vero italiano non solo ha rispettato il suo status di comico, unico, vero e reale, ma ha capito che 250mila euro guadagnati in un'ora, anzi in 50 minuti, fossero decisamente non tanto troppi, ma uno schiaffo al momento delicato che il paese sta attraversando. Scontato e da applausi averli concessi in beneficenza nonostante il risentimento troppo frettoloso di chi è su facebook per strumentalizzare un evento a favore della politica.


Non rimarrà che l'esegesi dell'inno d'Italia che inevitabilmente ha fatto incazzare i leghisti a causa di una Legnano troppo frettolosamente passata tout-court dalla Padania all'Italia per colpa di quel "a coorte", e del complemento oggetto/soggetto di quel "schiava di Roma" riferito non all'Italia ma alla vittoria.

E pensare che all'aeroporto di Orio al Serio a "Berghen" di sotto, i monitor gestiti dalla ICMoving Channel che trasmettono il meteo Sky, si limitano a far vedere i gradi dal nord fino a Campobasso, escludendo il Sud. Lo dicevo anche in tempi non sospetti e ne ho avuto conferma ogni qualvolta ci ho fatto scalo che quell'aeroporto, al di la del razzismo televisivo, è da considerarsi anche per le infrastrutture decisamente limitate per i servizi offerti, non Orio ma Delirio al Serio.

Non rimane che riaccendere le luci, quindi, non a San Siro ma a San Remo. Luci a San Remo che d'ora in avanti rimarrano fari della poesia, di una poesia già decantata 50 anni con altra metrica e della storia d'Italia raccontata come piacciono a tutti, vale a dire con l'ironia saccente di chi la conosce davvero.


E mentre altre luci sul mediterraneo, purtroppo o per fortuna dipende dai punti di vista, sono già accese da un bel po' con le conseguenze tristemente note, dalle nostre parti, invece, certe luci sono accese per altri motivi. E pensare che il premier di Arcore è amico di quello libico e che tre mesi fa lo stesso maresciallo beduino nato nel deserto ha fatto bunga bunga col cavaliere in una tendopoli messa su a Roma. Con l'unica differenza che il maresciallo sta per cadere, il nostro cavaliere che di soldi ne ha tanti e che, a differenza di Benigni, fa beneficienza solo a minorenni, donne più o meno appetibili e a chi gliela dà, è in sella saldamente, senza timore di essere disarcionato da nessuno.


E a proposito di poesia, leggo che l'Ofanto è esondato, il fiume cui Orazio ispirò la famosa frase "Apulia siticulosa" a causa dell'aridità dei campi appulo/lucani attraversati solo da quel fiume, e penso alla lettura, ai libri, alle Odi ed Epodi di Orazio, al celebre "angulus" oraziano dove nasceva l'amore tra un uomo e una donna. Ma so di parlare da solo. Sono soltanto elucubrazioni universitarie.

Constato, purtroppo, che gli italiani spendono il 13,6 % in più per mangiare e bere e penso a Bari dove si continuano ad aprire ristoranti, bar, pub e tutto ciò che ha a che fare col cibo: evidentemente non esiste crisi per il palato e nemmeno per il portafogli. E questo non va affatto bene. No.


Mi consolo pensando a due cose, anzi tre. Che ad Atene, sotto la ferrovia Pireo-Kifissias sono stati ritrovati i resti el celebre Altare dei Dodici Dei dell'Olimpo, la "San Ferdinando" dell'Atene classica. Chissà se un giorno non la si possa visitare così da mettere in ordine il dedalo di storia ateniese.

Che dodici anni fa, più o meno 4/5 ore fa, nasceva mio figlio Alessandro. Ho assistito al parto e il benvenuto al mondo fu decisamente singolare: al posto del cosidetto primo vagito, un gettito di pipì, come per lo spumante a mezzanotte, mi inondò viso e camice verde dal momento che l'ostetrica me lo volle mettere in braccio. Del resto doveva pur dare cenno di vita.

E che, a propostito dell'Olimpo, oggi il Bari gioca all'Olimpico di Roma. Io non ci sarò per una concausa di problemi. E' inutile far pronostici. L'esperienza mi induce a parlare con la testa e non col cuore. Dunque ribadisco che mi auguro di leggere che si stia già programmando una B da vertice. Poi potrà pure vincere oggi.

W l'amore, W il libro, W Vecchioni, W l'Italia


Massimo Longo

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