Intervista a James Joyce

- Salve Dottor Joyce, come mai da queste parti?
"Sa, vivo proprio qui, di fonte a noi: vede quel palazzo laggiù? Abito all'ultimo piano, in una mansarda. Sa, quel gran figlio di... del farmacista mi ha sfrattato e ho ripiegato qui".

- Però, non male, dottor Joyce, pieno centro, il porto canale, la chiesa di Sant'Antonio, lo studio di mio fratello a due passi, insomma... Mi dica un po', dottor Joyce: ma è tanto difficile fuggire da questo paese? Ormai qui non si capisce più nulla... Starà sentendo cosa combinano a Roma...
 "Guardi, caro Longo, quando un'anima nasce in questo paese gli vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Lei mi parla di quelli lì di Roma: io cerco di fuggire da quelle reti. La storia è un incubo dal quale sto cercando di svegliarmi. Del resto, non si può andar via da se stessi solo spostandosi da un posto all'altro. Non c'è rimedio a questo".

-E mi pare giusto. Ma è vero che qui a Trieste da un po' di tempo sono scesi i cinghiali? Sembra che ormai siano diventati di casa in centro.
"Vero. Ma come fa a saperlo? (Ho i miei informatori, gli faccio notare) e comunque sono tanto pericolosi quanto docili oltre che assai gustosi. Non bisogna aver paura di loro. Si può passar sopra ad un morso di lupo o, appunto, di cinghiale ma non ad uno di pecora...

-Bella quest'ultima frase della pecora... Anche io, sa, ho fatto mia - ma in realtà ho solo mutuato - quella di Guccini per cui "scusate non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera". Ma qui la bora non si vede. Sono 13 volte che vengo qui ma, diamine, manco un “borin”!
"Ricordo, una volta, le strade erano piene di luminosa e devastante bora capace di trasformare la realtà rendendola irreale. Quel mare che non riesce ad agitarsi ma solo ad incresparsi come l'olio impazzito in una bacinella infuocata, i tetti che si alzano come in uno iato vagamente austro-ungarico e qui, nel borgo Teresiano, sul Ponte Rosso del Porto canale di San Giorgio, una volta volavan via finanche i velieri. Fu allora che realizzai, in occasione della bora, che il mio posto doveva essere in un bar seduto davanti ad un bicchiere a chiacchierare di nubi... e quant'altro".

-Dottor Joyce, ha sentito del Bari calcio? Matarrese si è defilato anche se il suo fiato si sente sempre. La Triestina è retrocessa. Insomma, tra galletti ed alabardati, da sempre uniti nel segno di amicizia, non vanne bene le cose. Gente di Dublino, Ulisse... non è che gli scrive un romanzo a tal proposito?
"Si, ho saputo della retrocessione del Bari. Non mi parli di quella della Triestina. Due presidenti davvero fuori di testa. Poco vicini alle parole e ai gesti della gente. Il mio cuore era come un'arpa eolica e le parole e i gesti della Triestina come dita sulle sue corde. E comunque, caro Longo, il passato è distrutto nel presente e il presente vive soltanto perché reca futuro. Sono affezionato al Bari, a quei colori, vorrei inviarle un bacio: non c'è niente al mondo come un bacio lungo e caldo che ti arriva al cuore. Del resto capisco i tifosi: quando hai una cosa, questa può esserti tolta. Quando tu la dai, l'hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre. Dunque sia i tifosi della Triestina che quelli del Bari stiano tranquilli. I colori appartengono a loro. Matarrese, Fantinel, Tonnellotto o meno. Loro passano, i colori restano. Certo che quello li, come si chiama, quello di Altamura (Caputo, per caso, dottor Joyce?, gli rispondo), si Caputo, proprio non si può vedere ala destra. Glielo dica a Torrente".

-Bene, caro Joyce, non voglio disturbarla ancora. E' stato davvero gentile e disponibile. Un caro saluto a lei, all'Irlanda e a Trieste.
"Un saluto a lei, caro Longo, e a Bari. La città dove Orazio transitò per raggiungere Egnatia da dove, poi, si imbarcò per la Grecia. Ma mi dica un po': c'è sempre Emiliano giù da voi? E i commercianti abusivi continuano ad arrostire carne di dubbia proveneienza sul lungomare senza licenze arricchendosi come non mai senza pagar tasse? E i ristoratori della città antica continuano ad aprire i loro pub, ormai diventati unico scopo di vita come la SNAI, con coperture vietate e orribili che deturpano la storia, per poi attendere di condonarle? Sono sempre loro che comandano Bari? E suo fratello, quello “grande”, l'avvocato, insomma, continua a divulgare scene di una Bari romanticamente emilianea con immagini opportunamente edulcorate e fuorvianti?"

Adesso che fa, le fa lei le domande, dottor Joyce? E comunque, guardi, lasciamo perdere. Meglio. Le rispondo che Emiliano c'è ancora, i ristoratori anche, ma la città va sempre peggio. E non credo abbia colpe specifiche se non quelle di aver dato fiducia ai baresi - commercianti in particolare - che, invece, andavano ascoltati poco. Si mio fratello è sempre lì a scattar foto. Ma come fa a saperlo? Anche lei è su facebook, dottor Joyce?
"Si, ho aperto un profilo recentemente ma non mi ci ritrovo. Preferisco la penna. Però, Longo, quella maglietta di Moretti e del suo celebre Caro Diario che indossa la trovo desueta e, se vogliamo, anche un tantino visceralmente ideologica. Si aggiorni. Ne esistono di migliori".

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