Nereo Rocco: Ghe ricordi il tunnel del Della Vittoria! Mona!

Ho intervistato Nereo Rocco durante la mia visita a Trieste. Ecco quel che ho raccolto. E Grazie a Roberto Catania, il custode dello Stadio triestino che mi ha permesso di accedere all'interno dello stesso dove è ubicato il busto del "Pàron"


-Buongiorno Rocco. E' un gran piacere per me intervistarla. Cosa sa di Bari e del Bari?
Eh... ricordi in bianco e nero. Quel catino del Della Vittoria e il tunnel che portava agli spogliatoi dove Brio per percorrer doveva piegar el capo, non poxo mai dimenticarlo. Spalazzi Diomedi Galli Muccini Spimi Loseto Casarsa Sigarini Butti (o Fara?) Ardemagni Florio. E non le dì le riserve. Grande squadra. Che tempi, mona! Ricordo le battaglie con Oronzo Pugliese, genuino come il nostro formaggio del Carso e col volto scavato come un agricoltore pugliese ma grande saggio e dai contorni buoni come il nostro vino. Che om!!”.


-Ha ricordi di qualche partita col Bari?
Ricordo Bari Padova e Bari Triestina, ma anche col Milan: le partite durante l'assegnazione delle maglie, quando dicevo a Rivera: "è l'ultima, c'è ancora un mona? Guarda che ti morderà le caviglie Loseto! Oppure quando mi rivolghevo a Lodetti e gli diceo: "Tuto quel che se movi su l'erba, daghe. Se xe la bala, pasiensa".

-Lei è stato l'inventore del catenaccio. A lei si sono ispirati, poi, Bolchi, Trapattoni, Sonetti e Mazzone. Ormai questi allenatori sono al tramonto. Oggi molti giocano con un modulo. Lei con che modulo giocava? Ricordo che un giorno, quando spiegò la tattica ad un noto cronista-collega, lei rispose in una certa maniera...
Si, risposi: Cudicini in porta e tutti gli altri fuori.... Io giocavo col 10-0-0: era infallibile. Quando attaccavamo, lo faceamo tutti e quando difendeamo anche. Solo noi femo el catenaccio, i altri fa calcio prudente. E poi Bolchi, giù da voi, fece ben! Ricordo Juventus Bari 1-2, gran vittoria di Lopez al 90'”.

-Che ricordi ha dei suoi giocatori? Uno in particolare.
"Eh son tanti, mica uno solo! Rimproveravo Nestor Combin: "Tasi ti, che ti xe tanto testa de mona che tuti i mesi te perdi sangue del naso". Oppure a Giuannin Trapattoni nel dopo-partita quando gli dissi, ascoltando le sue dichiarazioni:"Maria Vergine, ma quanto monade che dice Giovanin nostro".

-Cassano... ci sarebbe stato spazio ai suoi tempi per uno come lui?
“Certo che si. Mi te digo cossa far, ma in campo te va ti”.

-Lei ha partecipato a numerose partite di Coppa. Il Bari non ci andrà mai... Cosa ricorda in particolare di quei tempi, signor Rocco?
A Madrid, eravamo nel 1969, era la finale Coppa dei Campioni, Malatrasi si rivolse a mi per la marcatura di Anquilletti su Cruijff dicendomi: “Signor Rocco, cambi subito”. Non lo capii, sa. Mi rivolsi verso il dottor Monti e gli dissi: Cossa xe che'l vol il Malatrasi? Dice di cambiare marcatura. Dighe che s'el cambiassi le mudande. Il Bari in Coppa? eh....”.

-Lei è stato un allenatore molto amato, anche al di fuori dei suoi territori. Era il “Pàron”. Ma a Milano e a Trieste come la chiamavano?
“A Milàn ero el comendator Rocco, a Trieste resto sempre quel mona del bècher".

-Cosa vuol dire ai tifosi del Bari, signor Rocco?
“Cosa vuol che le dia, amico mio. Ma laggiù avete ancora quello lì, come se ghiama, quello del cemento e delle burratine di Andria, come caxx si chiama?

-Matarrese, signor Rocco, la famiglia Matarrese...
“Ecco xe Matarese”.

-Doppia r, Rocco, Matarrese, non Matarese...
Si, Mattarrese”

-Eh, si, va ben...
"E alora cosa volete? Finchè c'è lui c'è il calcio a Bari. Anche xe... qualche soldino in più po' pur versarlo, tirchio della malora! Cavolo. Però so pur che i soldi da voi ci son, dio mona! Non li vol scucir nessun!”

-Grande Paròn. Grazie. Bari non la dimentica, non l'ha mai dimenticato e non la dimenticherà mai. L'ultima battuta, da qualche parte in cielo, a cosa pensa?
Busilacchi, Zuckowsky, Galletti, Spadetto, Fara... ma che fin l'han fat???”

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