Mo' avast

Qualcuno, evidentemente non in sintonia con una certa linea guida, si è posto, in sede di conferenza stampa pre-inaugurazione Fiera, il quesito: che centra il Bari con la Fiera?

Confesso che prima di proporre questo incontro alla Fiera ho pensato a Plutarco e alle sue Vite Parallele da cui, spesso, mutuo stralci nei miei editoriali. Cosa centrano? Bari Calcio, ultrasecolare, e Fiera del Levante, settantacinque anni portati più o meno bene, seguono gli stessi obiettivi: rilanciarsi dopo periodi difficili attraverso il risanamento dei bilanci, prima, e attraverso quello tecnico dopo.

Bari e Fiera non percorrono la strada flaubertiana di Madame Bovary che, per sfuggire alla noia - metafora del momentaneo periodo difficile in cui si trovano le due istituzioni per Bari – si dava all'adulterio non prima di essersi guardata vanitosamente allo specchio, ma tentano di risalire con umiltà e a fari spenti quelle posizioni che gli competono di diritto grazie alle quali hanno sempre fatto parlare di se nei media nazionali ed internazionali.


- Credevo centrasse, caro collega, perché la Fiera, come per il Bari, sta timidamente cominciando a mutar pelle sia pur tra mille polemiche gestite da chi, evidentemente, pur riconoscendosi cittadino metropolitano, non vuol staccarsi ancora di dosso quella crosta arrugginita di bieco provincialismo con cui pretende ancora di accedere gratis in Fiera (e anche allo stadio), quando “gratis” - dati alla mano - non si entra da nessuna parte al mondo, in Europa e in Italia se non nei supermercati. Anzi, non si è mai entrato da nessuna parte.
Evidentemente costoro, cittadini viziati e tifosi portoghesi, di certi topos, di certi stereotipi antipatici tutti baresi - e solo baresi - non solo non vogliono disfarsene ma quel che è peggio, li usano, come al solito, come armi improprie per strumentalizzare e aizzare il popolo verso chi, con coraggio come appunto accade nel Bari calcio e nella Fiera, sta tentando di tracciare certe linee volte intanto al risanamento e che, per quanto mi risulti, dovrebbe portare, in un secondo momento, al rilancio definitivo delle due entità facendo tornare il Bari a quel posto che gli compete nel panorama calcistico nazionale (e si spera, prima che io muoia, anche internazionale) e la Fiera, finalmente, nel gotha dell'internazionalità cancellando per sempre l'etichetta di megapizzeria all'aperto con vista mozzafiato sul mare.
E se i progetti dovessero andare in porto credo che ne gioverebbe la città che metterebbe automaticamente al bando una buona parte di vita sociale barese, pigra, viziata e cullata dagli egoistici venti levantin-bizantini.
Una città che è stata tanto derisa dai media (Cassano, Tim Burton, ecc) ha reagito con veemenza allo sberleffo quasi non lo meritasse ma, come si dice, quando le cose se le vanno cercando... per cui non si lamentassero, poi, costoro quando vengono le Iene a renderci in giro: evidentemente qui trovano terreno fertile a differenza di altri posti: Bari “tira” come mimica e come ilarità, non lo dico io ma i dati. Immaginate cosa succederebbe a Italia Uno se solo venissero a sapere che qui a Bari si “pretende” di entrare gratis in Fiera e si arrivi addirittura al boicottaggio o allo sciopero degli espositori o, peggio, alla rivolta di ieri mattina, sicuramente sobillati da chi la pensa diversamente (politica e giornali d'opposizione, insieme a qualche boicottatore di mia conoscenza): scusi perchè sciopera? Perchè in Fiera, per entrare, si paga.... Riderebbe il mondo, non l'Italia. Altro che provolone di Fabio e Mingo. Credo che un gavettone di una tonnellata di caglio in testa alla città sarebbe sacrosanto. La crescita calcistica e la maturità cittadina, passano anche attraverso l'estirpazione della gramigna suburbana. Che se lo schiàffino in mente i rematori contro, cullati dal vizio e dalla pigrizia e pettinati dagli stereotipi più cattivi del mondo. E poi, dati alla mano (visibili dapppertutto) l'affluenza è stata comunque ottima nonostante tutto.

- Credevo centrasse, caro collega, perchè quello di ieri voleva essere un incontro bene augurante affinché la società del Bari, a noi particolarmente cara sia giornalisticamente che sentimentalmente, potesse iniziare l'anno calcistico appena cominciato nel migliore dei modi. Un anno "zero" per entrambi, dunque, non solo per l'economia e la politica del Paese verso cui, ovviamente, c'è assoluta precedenza, ma anche per il Bari calcio. Tra l'altro ho personalmente tastato con mano il rinascere delle vigilie delle attese per una partita del Bari, segno che la macchina bellica del tifo si è già rimessa in movimento. Almeno fino a Padova. Buon segno dunque, nonostante qualche stop prevedibile ed amaro.

- Credevo centrasse, caro collega, perchè, come da tradizione la Fiera segna l'inizio della ripresa dell'economia, della politica (... sic!), della scuola e della vita dopo la pausa estiva. Combinazione, da 100 anni a questa parte, anche per il Bari, di questi tempi, inizia a calciar palloni qua e la per l'Italia dopo un periodo estivo. Ma forse quella sfera suburrana critica nei confronti dell'incontro non ci ha pensato.
Due istituzioni, dunque, che scorrono parallelamente inseguendo le rispettive riprese economiche senza delle quali non si può ripartire. Il Bari che, come qualcuno forse sa, mi sta particolarmente a cuore, avendolo seguito in ogni dove sin dagli anni 60, poi dai tempi di Genzano... mai come questa volta, necessita del fiato di tutti, ma proprio tutti i baresi. E se lo dico io che, si sa, passo per un giornalista abbastanza critico verso il Bari, è detto tutto. Del resto, sarò pure critico (e come non esserlo dopo certe scelte scellerate recenti della società) ma credo di avere anche un po' di scorza ancora funzionante. E criticare un bozzolo attorcigliato nel suo gomitolo su una foglia, o una crisalide stazionante su un ramo, o un girino nato tra i ruscelli della Val Camonica e che, accompagnato dal suono a tratti snervante delle campane emingueiane di Borno, sta mettendo fuori le sue prime zampe, non è mai stato tra i miei hobby principali: una squadra nuova, a campagna rafforzamento finita con – credo - ottimi risultati grazie a Guido Angelozzi nonostante non sia arrivato l'attaccante, abbiamo il dovere solo di incoraggiarla. A giugno, poi, adoremus, si tireranno le somme. E poi c'è sempre gennaio a disposizione per eventuali correttivi. Sperando che non ci rifilino i mezzi rotti Jadid, Sestu, Pisano o, peggio, gli arrugginiti Vignaroli.

- Credevo centrasse perché, caro collega, sono tante ancora le analogie tra il Bari e la Fiera: due presidenti più o meno economisti, la necessità di quadrare i conti senza la riuscita della quale non ci si può rilanciare, quella di voltar pagina dopo periodi difficili, la cristallinità (finalmente) sotto gli occhi di tutti, il suddetto tentativo di azzerare certe cattive abitudine baresi anche a costo di rimetterci la faccia, cosa che nessuno, fino adesso, non solo non ci aveva mai provato ma, automaticamente, contribuiva all'affondamento delle due realtà locali, insomma il voler ricominciare il più in fretta possibile con pochi soldi e tanta buona volontà oltre che professionalità ma soprattutto con l'umiltà di saper e voler ripartire da zero, cosa rara di questi tempi dove tutti vorrebbero partire già coi portafogli colmi.
Si, siamo in serie B come squadra e come fiera ma, caro Borrillo, collega dalle domande vagamente inconsuete, come vedi di similitudini ce ne sono, eccome. E pure tante. E poi un Bari che va bene è sempre un motivo in più nella crescita economica cittadina ed imprenditoriale. Io, personalmente, do il mio modesto contributo. E poi l'obiettivo comune è quello di essere promossi in A, sia il Bari, sia la Fiera, sia io che te. Ecco il nesso tra Fiera, Bari calcio.

E non fa niente che nelle trasmissioni che parlano del Bari, prendono spunti da mie iniziative: ascoltavo alla radio il TB sport, causalmente, adesso perchè volevo sentire cosa dicesse Antonucci circa il mio incontro di ieri sera e, dopo le sue inevitabili lodi, ho notato che si è parlato dei trascorsi di Garzelli con la Nocerina di cui, guarda caso, ne ho parlato io 12 ore prima in quella sede. Una notizia che difficilmente sarebbe uscita fuori senza il mio lancio dal momento che era una chicca per pochi e difficilmente riscontrabile su internet. E meno male che non hanno parlato del panegirico Brescia-Nocerina-Juve con biglietto incluso. Segno che, come dico da tempo, sono parecchio "copiato" oltre che inviso anche se non potete capire quanto mi sia pesante e imbarazzante dirlo. Ma la realtà è questa. Purtroppo.

E poi, volete sapere perchè ho usato l'imperfetto indicativo accompagnato dal congiuntivo "credevo centrasse" e non il presente? Perchè credevo che il collega fosse nel torto. Invece aveva ragione. E pure da vendere.
Lavorare per un gruppo, per una squadra, aiutarla a crescere tacitamente e senza orpelli, senza pretendere nulla in cambio se non - speravo - in un sorriso, in una parola o in un atto di presenza doveroso che mi avrebbe, quanto meno, gratificato per l'impegno profuso e accorgersi che attorno a me c'è indifferenza e che col mio lavoro debbano, di default, prendersi meriti anche quanti mi hanno colpevolmente snobbato, non ha senso.
Saluti

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