Una pet ad alta tensione

E' che mentre sei alle prese con una Tomoscintigrafia Globale corporea - che, per dirla alla Luca Medici alias Checco Zalone, per voi ignoranti altri non è che la volgare PET - cominci a (ri)trarre i bilanci della vita: ormai Giorgio ci è abituato. La norma vorrebbe che tutto alla fine debba bilanciarsi, per cui i cosiddetti momenti negativi, alla fine, si bilanciano con quelli positivi. E viceversa. Insomma. Ci sarebbe da discutere su questa massima, mutuata dal lessico calcistico secondo cui, ad esempio, eventuali 3 rigori non dati al Bari, due pali, e una quantità industriale di sfiga, a fine torneo, dovrebbero venir compensati con qualcosa di analogo. Mah...

Succede, però, che Giorgio (chiamerò così, per convenzione, il personaggio di fantasia ammalato di una patologia rara oltre che di angosce varie, metropolitana inclusa: avevo, in effetti, cominciato a scrivere un romanzo su di lui ma mi son fermato), prima di entrare nel tubo, deve passare attraverso le forche caudine del protocollo che prevede di fornire nome e cognome, rilasciare l'impegnativa medica all'amministrativo, prendere il numerino e attendere nella sala d'attesa il proprio turno.


Arriva il suo momento: un infermiere alto, pelato, e con due spalle simili a quelle di un centroboa della formazione della pallanuoto di Ratko Rudic, gli dice di seguirlo nel camper là fuori.

Giorgio conosce i preliminari e sa che gli avrebbe somministrato quel liquido al glucosio radioattivo, che avrebbe subìto la solita punturina sul pollice per misurare il valore dello zucchero nel sangue e bere il consueto mezzo litro d'acqua così, poi, cacciare via tutto, meno che la tensione.

Succede, però, che a fargli fare tutto questo sia lo stesso infermiere rivelatosi molto poco professionale, anzi per niente proprio, i cui valori di umanità parrebbero non risiedere nel suo DNA.

"Su, muoviti - rivolgendosi a Giorgio con un accento italiota tendente al montenegrino o al polacco, non è chiaro - sali quelle scale, tocca a te".

Giorgio, già di per se preoccupato perchè, si sa, non è andato al Policlinico per raccontare una barzelletta ad un amico, nè è andato per farsi fare gli RX alla gamba distortasi a causa di una "stambata alle cannelle" dell'amico nel campo di calcetto di Carbonara, ripone il corriere del mezzogiorno in tasca mentre aveva appena terminato di leggere che un tal Bentivoglio sarebbe stato il quarto rinforzo, rigorosamente in prestito secco fino a giungo, di un Bari ormai rassegnato alla B e non l'attore che, guarda caso, proprio lo stesso giorno aveva calcato il palcoscenico del Bi&fest del Petruzzelli, annuisce che è arrivata la sua ora.

Come un condannato a morte, si alza, segue l'infermiere il quale con una voce arrogante gli dice "siediti su quella sedia e sta fermo: adesso devo iniettarti la sostanza" - "Si lo so - fa Giorgio, preparatissimo sui preliminari - è che volevo poggiare quel giornale da qualche parte". "non so che dirti, siediti sopra, ma da qui non puoi uscire nè puoi metterlo da nessuna parte".

I nervi cominciano a scuotere il povero Giorgio già di per se provato per altre annose vicende che ultimamente gli hanno corroso la scorza. E' come se tutto il passato, tutto il brutto passato gli si mostra davanti. Vorrebbe sferrargli un cazzotto ma alla fine, per il momento, desiste.

Giorgio conosce i preliminari perchè questa è la quinta PET che fa, dunque porge con la consueta gentilezza, ma più che altro con la consueta collaborazione, il braccio scoperto altezza giuntura gomito all'infermiere il quale, senza tastare la solita parte dove, in genere, si suol forare, passa direttamente alla decisione di forarlo sulla vena del polso, in effetti bella evidente di un verdone mai stato così splendente, ma che però fa male in quanto si tratta di una parte delicata.

Giorgio lo guarda in cagnesco, intuisce che quell'ago, di lì a breve, avrebbe punto una parte del suo braccio delicata e prima di votarsi alla madonna e a san nicola per una tardiva, e forse inutile, preghiera, rivolgendosi al tipo proveniente dai carpazi o dalla transilvania gli fa, dandogli rigorosamente del lei: "guardi che preferirei che mi buchi qui, al solito posto, dove tutti i suoi predecessori ci sono riusciti" - "no, lì non vedo le vene, impossibile, meglio qui, sono più evidenti".

Giorgio impaurito ma più che altro terrorizzato dal dolore che avrebbe sentito, quantunque ne abbia percepiti di peggiori nella sua recente vita, certamente comincia ribollire di rabbia e di impotenza e pensa ai tanti prelievi di sangue, ai tanti aghi inseriti nella solita giuntura tra l'avambraccio e il braccio dai tanti infermieri che nel corso di questi 8 anni gli anno forato le vene tra cicli di chemio e prelievi vari, e non gli garba la risposta dell'infermiere maleducato perchè nemmeno ci ha provato a tastare.

"Vaffanculo, maledetto bastardo di uno slavo di merda, cazzo ti ha detto di venire qui a Bari per lavorare? Come cazzo hai fatto a diventare infermiere al Policlinico?" Non gli ha risposto, di fatto, proprio così Giorgio, ma nella sua mente era quello che gli avrebbe voluto dire.

"Ahia, porca troia, mi ha fatto male, sa??" Questo però glielo ha detto sul serio, invece, dopo che l'ago era entrato nella vena verdone ben in evidenza. L'infermiere, non contento e nel pieno del suo esercizio di maleducazione, supponenza e disumanità, comincia ad iniettare prima della soluzione fisiologica, poi il vero liquido radioattivo commettendo sicuramente un grave errore. Non so cosa abbia fatto. Sicuramente Giorgio sa che l'atto della somministrazione del liquido gli ha fatto ancor più male della puntura. E prova ne ha verificando che la parte forata si sia di lì a poco gonfiata e, quel che è peggio, sia diventata subito viola.

"Ma sei proprio un coglione - gli dice Giorgio senza paura stavolta - mi hai fatto un male cane, lo sai?".

E lui, l'infermiere stronzo senza nemmeno uno straccio di scuse: "è il prodotto, fa male quando lo si inietta, non lamentarti, sta zitto".

"Non lamentarti sto cazzo! Non è vero, questa è la quinta PET che faccio - gli grida - e mai mi è successo una cosa simile".

L'infermiere tira fuori l'ago con una faccia di corno difficile da descrivere, porge con superficialità il batuffolo di ovatta pregno di disinfettante e con una faccia da ebete costringe Giorgio "di tener premuto così si sgonfia".

Giorgio si alza, vorrebbe scaricargli una batteria di cazzotti in quella faccia di cazzo, ma desiste anche perchè il suo umore è diventato di un nero pece simile a quello che si trova sulle rocce tra Torre a Mare e Egnathia d'estate.

Giorgio si appresta ad affrontare l'esame della PET con un nervosismo addosso che nemmeno potete immaginare.

Forse gli occorrerebbe una dose di gocce di En o roba del genere, fatto sta che il medico, impietosamente, gli dice che è giunto il momento.

PET affrontata con non poche difficoltà psicologiche e con quel polso, lato B, che si gonfiava a vista d'occhio intravedendosi già dei filari viola ed una rabbia addosso peggio di quella del tifoso del Bari.

Giorgio esce, ringrazia il personale medico ed amministrativo che, in effetti, si è mostrato altamente professionale, umano e competente, quasi a voler far dimenticare al paziente che, infondo, la PET si stava svolgendo per strada su una unità mobile, riuscendosi. Si, perchè il resto del personale è stato davvero bravo.

Il radioattivo Giorgio attende l'infermiere fuori, ancora col dito compresso sulla vena, lo vede e la sua rabbia finalmente fuorisece e insieme ad essa, una buona dose di falso razzismo dettato più che altro dal dolore patito per colpa sua al punto che avrebbe voluto apostrofarlo con "ehi, zingaro, vieni qui", ma non lo fa per fortuna):

"ehi, tu, gran figlio di una puttana, vieni qui devo dirti una cosa"

"Dici a me"

"Si, proprio a te. Intanto io ti ho sempre dato del lei e tu mi hai dato subito del tu. La prossima volta che mi incontri dammi del lei. Volevo solo dirti che il tuo metodo di lavoro è alquanto disumano. Maleducazione a parte, forse non sai che non basta riuscire a fare una siringa per spacciarsi infermiere, brutto bastardo, no. Per fare l'infermiere occorre anche avere un bagaglio di umanità non indifferente perchè chi viene qui, bastardo, non lo fa per ridere o per sottoporsi ad un bunga-bunga, soprattutto, poi, chi transita dalle parti di medicina nucleare. capito figlio di puttana di uno slavo? Impara ad essere delicato, a rispettare i pazienti che vengono qui già provati e con una nube piena di incognite della propria vita, perchè ancor prima di iniettare un ago dovresti conoscere il rispetto. E poi, quando sbagli, devi chiedere scusa. Hai sbagliato, hai sbagliato tre volte, brutto figlio di una vacca d'un can. La prima nell'arrenderti nel non voler manco vedere il braccio, a differenza di altri tuoi colleghi, la seconda a farmi sentire un dolore cane nell'immettermi l'ago, la terza nell'aver iniettato troppo frettolosamente, probabilmente facendo fuoriuscire del liquido all'interno, la soluzione glucosio-radioattivo. Sei con coglione e maleducato. La prossima volta spero di non incontrarti nella mia vita perchè, come per un altro personaggio verso cui porto rancore e che mi ha fatto del male mediatico, non rispondo delle mie azioni. Capito coglione?"

Lui, con la coda tra le gambe, tentando goffamente di replicarmi, se ne va.

"Vaffanculo, bastardo" pensa Giorgio ma non lo dice di fatto.

Giorgio attenderà il suo esito il giorno febbraio, poi un altro esame fondamentale dovrà affrontare, forse quello decisivo.

Nel frattempo torna a leggere il suo giornale e si rende conto di altro. Ma lasciamo perdere. meglio

Nessun commento:

Posta un commento